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Sono due giorni che su internet, televisioni, radio e quant’altro non si fa che parlare di Delio Rossi e della sua aggressione a Ljaicic appena sostituito. Da una parte chi, giustamente, lo condanna per un gesto senza ombra di dubbio sbagliato, dall’altra gli assoluzionisti che lo difendono in base al principio della “provocazione-reazione”. Lo stesso Rossi dichiara che da sempre è un esempio di correttezza, che ha allenato bambini e disocuppati e calcato i campi di ogni categoria, ma non considera però, e con lui i suoi difensori, che tutto ciò non cambia il gesto da lui fatto e il giudizio in merito. E’ un atteggiamento che con le dovute differenze è accomunabile all’intervento degli ultrà a Genova di qualche giorno fa, ed è esempio lampante di un mondo calcistico, quello italiano, che non conosce i principi di sportività e lealtà che dovrebbero permeare ogni sport.

Lo scandalo scommesse, gli ultrà di Genova, Delio Rossi, le polemiche continue tra presidenti…tutti esempi che danno lustro all’immagine dell’Italia nel mondo dello sport. E noi siamo qui a disquisire sui se e sui ma, sulla provocazione ricevuta da Delio Rossi, senza invece preoccuparci di provare a dare una sterzata a questa povera Italia, derisa in tutto il mondo per i suoi rappresentanti e per i suoi atteggiamenti.

Viva il calcio, viva l’Italia…viva Monti…